top of page

HISTORICAL PANKRATION PROJECT

 

Il Pammachia Research Center ha dato vita al progetto di archeo-agonistica Historical Pankration Project il cui scopo è cercare di capire come i nostri avi Greci e Romani praticassero l'atletica pesante. Da un lato, il progetto prevede la raccolta, la pubblicizzazione e la promozione di studi di carattere storico-artistico-antropologico condotti da esperti del settore. Dall'altro lato, si concentra sulla ricerca attiva e sperimentazione pratica nel tentativo di ricostruire alcuni aspetti tecnico-tattici e didattici della lotta, del pugilato e del pancrazio greco-romano. I cultori della materia, dopo aver inquadrato storicamente ed antropologicamente le discipline in questione, si potranno servire strumentalmente di esperti di sport da combattimento moderno per formulare ipotesi ricostruttive e per verificarle sul campo. Viceversa, esperti di atletica pesante moderna potranno formulare ipotesi su aspetti specifici dell'atletica pesante classica e verificarle sperimentalmente partendo dagli studi storico-antropologici di specialisti del settore ed avvalendosi della loro consulenza. Le due figure sono complementari, quella degli “archeo-storici che non conoscono a fondo l'atletica” e quella degli “archeo-atleti che non conoscono a fondo la storia”. E ad esse, va accostata una terza figura, quella del “metodologo”. Infatti, la ricostruzione può essere fatta solo seguendo procedure e protocolli standard sviluppati ad hoc da esperti di metodologia scientifica. 

ATLETICA PESANTE CLASSICA
PALE

Pale è chiamata la lotta corpo a corpo degli agoni classici, da cui "palestra" come luogo dove si pratica la lotta. Pale in greco significa letteralmente "palmo" della mano da cui "impalmatura" (legare) e "palleggio" (lanciare). In latino, Lucta e Luctatio forse derivano da Ludus, il "gioco". Di fatto ogni mammifero gioca alla lotta fin da piccolo. Anticamente vi erano varie forme di lotta, la 'lotta da sola' (monopale) e quella del pancrazio. La lotta intesa come disciplina unica era sostanzialmente un combattimento in piedi e poichè costringeva ad assumere una posizione col busto inclinato in avanti veniva anche chiamata la "storta". Essa si divideva a sua volta nella "lotta rustica", quella popolare a prese fisse (tipo la S'istrumpa sarda e il Back-Hold celtico), e quella ginnasiale, praticata negli agoni ufficiali (Olimpici, Istmici, Pitici, Nemei ecc.), simile al moderno Beach Wrestling, chiamata semplicemente PALE. Accanto alla lotta semplice praticata come disciplina a se stante o come elemento del Pentatlhon, vi era la lotta pancreatoria detta "lotta pericolosa" a sua volta suddivisa in lotta verticale (Orthepale in gr., Lucta Erecta in lat.) ed orizzontale detta "rotolarsi nella polvere" (alindesis) o semplicemente "arrotolarsi" (kylisis). La lotta del pancrazio era simile alla moderna lotta stile libero ed in particolare nella fase di "sotto" (Kato Pankration in gr., Pancratium Volutatorium in lat.) alla Submission Wrestling.

PYGME

Pygme è il nome greco per indicare il 'combattimento con i pugni' (PYG-MACHIA) agonistico, il "pugilato" (dal lat. pug-ilatus). Veniva anche chiamato "PYX", da cui discende probabilmente l'inglese "box-ing", la "boxe". Le mani venivano protette con delle fascie di cuoio, HIMANTES, che in seguito vennero rafforzate ed assunsero l'aspetto dei moderni guantini HIMANTES OXEIS.

I Romani, che amavano il sangue e gli spettacoli cruenti come quelli gladiatori, introdussero I CAESTI, guantoni borchiati che invece di proteggere la mano servivano a provocare danni maggiori.

 

PANKRATION

Il combattimento totale veniva chiamato in greco antico PAMMACHIA. Possiamo distinguere il combattimento armato da quello disarmato, a mani vuote, che a sua volta si differenzia in combattimento a mani chiuse, coi pugni (pugilato), ed a mani aperte, con i palmi (lotta). Naturalmente per combattimento mano a mano si intende il combattimento corpo a corpo, quindi in pratica con pugilato si intendeva genericamente l'utilizzo dei colpi, con lotta l'uso dei legamenti. Il PANCRAZIO consisteva nel combattere con tutta la forza della mano, con tutti i mezzi e in tutti i modi. La lotta venne per prima disciplinata dalle istituzioni greche diventando un agone pesante, uno sport da combattimento, seguita dal pugilato. Alle Olimpiadi classiche, chi vinceva in entrambe le discipline veniva considerato un discendente di Ercole, quasi una divinità. Molti atleti erano in grado di gareggiare in entrambe le discipline (potere di capacità) ma soltanto con l'avvento del pammachia agonistico ebbero la possibilità di utilizzare insieme entrambe le armi (potere di scelta). Per questo motivo tali atleti vennero chiamati "onnipotenti" (pankrates) e PANKRATION venne appunto battezzata la pammachia agonistica: combattimento "con tutte le forze", "con tutta la maestria", "a tutta potenza", ecc... Nel Pankration si era pronti a sacrificarsi e a sacrificare l'avversario fino all'estremo per raggiungere la sacra vittoria Nike. Essendo l'agone che richiedeva maggiore agonia, era considerato il combattimento non plus ultra, quello che conferiva al vincitore un "valore marziale" ("arete") massimo. Non per niente il pancrazio soppiantò la boxe nella definizione di discendente di Ercole. 
"Catch as catch can", "Mixed Martial Arts", "Vale Tudo", "Ultimate", "Extreme", "Shoot", "Free",..., "Fighting" sono tutte formule di combattimento che si ispirano al pancrazio storico.

WORKING PAPERS
images and articles
ARCHEO-AGONISTICA

L'archeologia sperimentale ci permette di riesumare qualunque attività dei nostri antenati, non solo quelle materiali, purchè si presentino le condizioni per poter affrontare il problema scientificamente. L'archeologia sperimentale dell'agonistica è finalizzata alla ri-costruzione delle attività ginniche del passato, oggi estinte. In particolare, noi siamo impegnati nell'impresa di far "rinascere" l' atletica pesante degli antichi Greci e Romani: il pugilato, la lotta e il pancrazio dei giochi olimpici classici. Ciò che rende possibile una ri-costruzione scientifica delle discipline agonistiche è il fatto che l'uomo Sapiens Sapiens può essere considerato mentalmente e biomeccanicamente lo stesso dalla sua comparsa ad oggi. Ovviamente chi vuole vincere una competizione agonistica dovrà cercare di sviluppare al massimo l' "efficienza" dei propri gesti tecnico-tattici. E' plausibile supporre che il 'comportamento' di atleti del presente impegnati nella stessa attività atletica del passato sotto le medesime condizioni di regolamento, di abbigliamento ecc…, si evolva tecnicamente nel tempo adattandosi al contesto 'agonale' fino a convergere verso un punto stabile che può considerarsi equivalente a quello simulato. Tale tesi sta alla base di questo tipo di ricerca essendo la condizione necessaria affinché si possa parlare di ripetibilità e quindi di ri-costruzione scientifica delle antiche discipline agonistiche ( solo quelle praticate per molto tempo e da tante persone ). Il problema scientifico di cui si occupa l'archeologia sperimentale dello sport, cioè la funzione 'ripetibile', "comune" da analizzare, è per l'appunto il 'competere' atleticamente. Ci si chiede tramite quali operazioni si giunge a costituire questa attività agonistica come risultato. Per vincere una gara occorre "voler fare", "poter fare" e "sapere cosa e quando fare". Nessuna consapevolezza sulle operazioni svolte, sulle dipendenze reciproche, né la loro semantizzazione può insegnarci a "fare" di per sé una competizione efficiente, ma per "far sapere" occorre avere concetti chiari ed ordinati. Occorrono le cosiddette conoscenze "dichiarative" o "sapere circa", "condizionali" o "sapere perché" e soprattutto "procedurali" o "sapere come". Così uno sport viene descritto specificando le caratteristiche delle azioni che, correlandosi l'un con l'altra, lo compongono. I vari aspetti dell'azione vengono individuati rispondendo alle seguenti domande: a che proposito si inserisce? chi la fa?, che difficoltà ha incontrato?, cosa è stato fatto? (che sostanza? che accidente?), come è stata fatta? (in che modo? con che mezzo?), in che contesto? (dove? quando? sotto quali circostanze?), in quanto tempo?, perché? (cosa la ha causata? con quale scopo? con che atteggiamento?), che possibilità c'è di realizzarla? in che modo si combina con le altre?, ecc... Teniamo presente che le risposte, non potendo mai essere quelle 'giuste' in assoluto, saranno solo "viabili" (consistenti, coerenti, validate). Si costruisce una "copia" più o meno viabile del linguaggio corporale "originale" in base agli artefatti archeologi "residui". Le evidenze "iconografiche" (pitture, sculture, mosaici, ...), "scritte" (epigrafiche,letterarie,…) ed "etnografiche" (conoscenze e tradizioni popolari tramandate di generazione in generazione fino ai giorni nostri) che testimoniano l'attività agonistica in oggetto costituiscono il corpus documentario su cui fondare le ipotesi e le sperimentazioni conseguenti. Interpretando i dettagli delle evidenze archeologiche residue come segni osservabili di una narrazione (indizi, tracce e designazioni), diventa possibile ricostruire l'attività originale in questione.

In sintesi, avremo una fase "informale" che riflette il contesto della costruzione proposta, una fase "investigativa" che stabilisce le ipotesi per la nuova costruzione, una fase "sperimentale" che analizza le ipotesi e propone una soluzione e una fase "probatoria" che controlla la validità della soluzione proposta.

Va ribadito che l'archeologo sperimentalista non deve mai dimenticare il suo ruolo attivo, nessuna indagine, nessuna sperimentazione, nessun procedimento probatorio ha senso fuori dal contesto teorico che le produce. Quando si svolge una ricerca scientifica è fondamentale dunque la consapevolezza del proprio operare. La stessa consapevolezza che ci porterà infine a considerare la costruzione sperimentale "compiuta", se non proprio come una copia esatta dell'originale, per lo meno come una sua 'evoluzione' (spiegando la differenza deterministicamente) o come una sua 'erede' legittima (spiegando la differenza finalisticamente).

HIMANTES OXEIS
FOLLOW US
  • c-youtube
  • Facebook Classic
bottom of page